STRUMENTI DI MISURA PER FLUIDI




Flussimetri e flussostati

Impiego:

i flussostati vengono normalmente impiegati per il controllo del passaggio di un fluido o di un gas in un circuito e quindi trasmettere un segnale elettrico di allarme a distanza, su un quadro di controllo, qualora si registri una variazione dell’intensità del flusso. Vengono inoltre utilizzati negli impianti di carico e scarico acqua, olio, gas ecc., nonché nei circuiti di raffreddamento, pompe di calore, riscaldatrici, trasformatori, scambiatori di calore, compressori, macchine chimiche, farmaceutiche, alimentari, ecc.

Funzionamento:

i flussostati visivi ed elettrici regolabili sono costituiti da un otturatore con magnete permanente, da un tubo di vetro Pirex con scala graduata, un tubo di guida dell’otturatore con sezioni di passaggio variabili, guarnizioni di tenuta, un cursore con contatti magnetici e da un connettore per il collegamento elettrico. Il flusso fluido o gassoso, entrando dal basso verso l’alto nel flussostato, disposto verticalmente, sospinge l’otturatore verso l’alto, lungo il tubo con sezione variabile di passaggio, portandolo a posizionarsi nel campo indicato dalla scala graduata ricavata sul tubo di vetro Pirex dove, in corrispondenza del suo lembo superiore, sarà possibile leggere il valore della portata istantanea presente nel circuito. L’otturatore, immerso nella vena fluida, è libero di muoversi in assenza di attriti meccanici e, grazie al campo magnetico generato dal magnete alloggiato nel suo interno, aziona il contatto elettrico di allarme; mediante il cursore mobile con indice di riferimento si posiziona il contatto in corrispondenza della portata da controllare, segnata sulla targhetta a lato. Il movimento del cursore può essere bloccato mediante il grano posto sotto il connettore. Impiegare fluidi scevri da impurità.

Caratteristiche:

massima sicurezza di funzionamento per la completa assenza di attriti dovuti ad organi in movimento. Minimo differenziale di intervento fisso ~ 20%. Regolazione del punto di intervento su tutta la scala. Robustezza dovuta alla particolare compattezza costruttiva. Insensibilità alla pressione del fluido.

Componenti:

corpo e flangia di collegamento in lega leggera anodizzata, ottone nichelato, acciaio inox AISI 303 e tubo dosatore e otturatore in ottone cromato o acciaio inox AISI 303 con magnete permanente, tubo di vetro Pirex con scala graduata, guarnizioni di tenuta in gomma nitrilica o Viton®.
Su richiesta vengono costruiti flussostati in acciaio inox AISI 316, ecc.

INFORMAZIONI TECNICHE

Circuiti protettivi per contatti REED:
i valori relativi alla portata della corrente e della tensione, indicati nei dati tecnici si riferiscono a carichi resistivi puri. Spesso, tuttavia, si devono controllare carichi induttivi o capacitivi, oppure si devono azionare lampade.
Per situazioni di questo tipo è necessaria qualche considerazione circa l’opportunità di proteggere i contatti REED dai picchi di tensione o di corrente.
1) Carichi induttivi
In presenza di circuiti alimentati con corrente continua, la protezione del contatto è relativamente facile. Si deve collegare in parallelo al carico un diodo semiconduttore come indicato nella fig. 1. Le polarità devono essere collegate in modo che il diodo si blocchi con il normale voltaggio di esercizio e sempre in corto circuito nel caso di inversione delle polarità. Quando si commutano dei carichi induttivi alimentati con corrente alternata non si può utilizzare un diodo, bisogna usare un dispositivo di soppressione dell’arco. Di solito si tratta di un collegamento RC parallelo al commutatore e quindi
in serie con il carico, come da fig. 2. La dimensione del soppressore di arco può essere determinata dal monogramma di fig. 3.
2) Carichi capacitivi e resistivi
Al contrario di quanto avviene con i carichi induttivi, con i carichi capacitivi e con lampada si hanno elevate scariche di corrente che possono provocare
guasti immediati e persino la saldatura dei contatti. Quando si commutano dei condensatori caricati o dei condensatori in linea, si ha un’immediata scarica la cui intensità dipende dalla portata e dalla lunghezza dei carichi. La corrente di scarica di picco è limitata da un resistore in serie con il condensatore, come è indicato nella fig. 4. La dimensione del resistore sarà determinata in base alle possibilità esistenti nell’ambito di un particolare circuito. In ogni caso, dovrebbe essere il più grande possibile per limitare lo scarico di corrente entro limiti accettabili. Quanto detto vale anche per il carico con condensatori. Per quanto riguarda i circuiti con condensatori ad elevata scarica di corrente, andrebbero usati i circuiti come da fig. 5, con R1o R2.

Le lampade al tungsteno aumentano da 5 a15 volte la corrente nominale durante i primi 10 millisecondi di funzionamento. Queste elevate scariche di corrente possono essere limitate entro valori accettabili con l’aggiunta di resistenze collegate in serie per limitare la corrente. Un’altra possibilità consiste nel collegare una resistenza in parallelo con il commutatore in modo che i filamenti delle lampade vengano pre-riscaldati proprio sino al punto in cui non diventano incandescenti quando vengono accese. Entrambi i metodi comportano una perdita di corrente.


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